L’International Relations Center riferisce che in Messico le comunità indigene locali (i cosiddeti Ejidos , nati dalla rivoluzione zapatista, dopo la parziale abolizione del latifondo) hanno un ruolo determinante nella protezione delle foreste.
L’ejido è un sistema di concessioni della terra alle comunità locali che la gestiscono collettivamente a beneficio di tutta la popolazione, promuovendo pratiche economiche sostenibili. Il 23% della terra coltivata appartiene in Messico agli Ejidos.
In un paese che ha perso metà delle sue foreste primarie negli ultimi 50 anni, i 2400 Ejidos svolgono un’opera di protezione su circa 7 milioni di ettari di foresta (70 mila km², pari a quasi un quarto dell’Italia); di questi, 800 mila ha sono certificati per pratiche che soddisfano gli standard del FSC.
L’ejido di Noh Bec nello Stato del Quintana Roo, nella parte orientale della penisola dello Yucatan si trova in una foresta ricca di mogano e di alberi della gomma (il cosiddetto chicle ). La comunità locale vive sull’industria del legno, ma ha ridotto la deforestazione di un fattore quattro rispetto a quando 20 anni prima operava una compagnia di legname.
La deforestazione è trenta volte minore che in alcuni parchi naturali in cui il taglio degli alberi è proibito. Il controllo comunitario è un disincentivo per i tagli illegali e fornisce un lavoro che riduce la spinta all’emigrazione.
L’Ejido ha interesse a difendere la foresta, dal momento che essa è parte dell’ambiente vitale della popolazione e non è semplicemente una risorsa da sfruttare.
Occorrerebbe forse introdurre il principio di sussidiarietà anche nella difesa dell’ambiente, affermando cioè che l’ambiente deve essere tutelato in primo luogo, per quanto è loro possibile, dalle comunità locali, mentre le amministrazioni provinciali e statali dovrebbero intervenire solo per i progetti a più ampia scala.
fonte: Eco alfabeta
articolo: In Messico le comunità locali proteggono la foresta