Putin ci ha ricordato, dopo gli omicidi di giornalisti e oppositori del suo Governo, e qualche flebile denuncia del nostro Governo, che l’Italia è il Paese della mafia. Io, su questo punto, sono parzialmente d’accordo. La mafia, in realtà le mafie, ognuna con una sua identità regionale, sono un problema minore nel mio Paese.
Il problema vero è il Parlamento italiano che contiene un numero di individui giudicati in primo e secondo grado, una settantina, e 25 condannati in via definitiva, da far impallidire Al Capone e Don Corleone insieme.
Putin, se mi ascoltasse, potrebbe obiettare che sono state le mafie a farli eleggere o il voto di cittadini favoriti e collusi con la criminalità organizzata. Niente di tutto questo. Forse la stampa internazionale non lo sa ancora, ma due anni fa in Italia c’è stato un colpo di Stato. La legge elettorale è stata cambiata per impedire ai cittadini di votare il loro candidato. I partiti, non più di dodici persone, hanno deciso chi doveva fare il deputato o il senatore. La legge fu voluta da Berlusconi, l’opposizione si oppose poi, quando andò al Governo, Prodi la confermò. E’ meglio, molto meglio, per i partiti far eleggere dei loro impiegati che avere in Parlamento dei rappresentanti dei cittadini. Meglio pregiudicati che liberi.
Putin ci ha sottovalutato, le mafie in Italia contano meno dei partiti e sono più oneste, non dicono di essere democratiche e dalla parte dei cittadini.
L’Italia è una nazione con un Parlamento non eletto dai cittadini, simile più a un istituto di pena che a un luogo in cui si dovrebbero decidere le sorti della Nazione.
Il mio è un appello per restituire la libertà di voto e di informazione all’Italia.
L’otto settembre organizzerò in ogni città d’Italia una manifestazione, l’ho chiamata Vaffanculo day. Una via di mezzo tra il D-day dello sbarco in Normandia e V come Vendetta.
Quel giorno gli italiani dovranno riprendere in mano il loro Paese distrutto da decenni di partitocrazia, di massoneria piduista, di intrecci tra banche e mafia, di ingerenze del Vaticano nella cosa pubblica, dalla informazione di Stato e di Berlusconi, dai conflitti di interesse.
La Borsa di Londra e quella italiana dovrebbero fondersi. Vorrei chiedere agli inglesi: ma siete sicuri? Volete associarvi al più grande conflitto di interessi europeo. In cui il punto di riferimento è il noto pregiudicato Cesare Geronzi, coinvolto in quasi tutti gli scandali finanziari d’Italia e condannato per bancarotta? La Borsa Italiana va chiusa, non deve infettare anche il resto d’Europa. E’ un luogo in cui Unicredit-Capitalia ha la maggioranza relativa di Mediobanca che ha la maggioranza relativa di Generali che è uno dei principali azionisti di IntesaSanpaolo, il suo maggiore concorrente. E’ il luogo in cui uno come Tronchetti si fa passare da industriale distruggendo il valore di Telecom e di Pirelli insieme con lo 0,11 di capitale azionario di Telecom.
L’Italia è il Paese di Valentino Rossi e del maggior numero di morti per incidenti stradali. Il Paese del sole senza impianti di energia solare. Il Paese dell’arte con discariche e inceneritori e rigassificatori come nessuno in Europa. Il Paese del Diritto Romano con 350.000 leggi inapplicabili e in conflitto tra loro. La libertà di stampa, quella poca che ci è rimasta, è in pericolo. Il Parlamento voterà a luglio al Senato una legge per impedire che siano rese pubbliche le intercettazioni disposte dalla magistratura che riguardano i politici.
Ragazzi, se l’otto settembre, non ce la faccio, chiederò il diritto di asilo.
fonte: Parlamento europeo e V-Day