Eccoci all’ultima parte di questa strana avventura.
Il penultimo capitolo è stato scritto il giorno 29 maggio, durante il quale mi sono nuovamente recata al Banco SanPaolo.
Gli impiegati mi hanno fornito delle informazioni interessanti:
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c’è un “regolamento interno†che vieta ai bancari di cambiare assegni ai non titolari di conto corrente;
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per quanto Banco SanPaolo e Banca Intesa facciano parte dello stesso gruppo, il sistema informatico non è ancora stato messo in comune
Un dipendente mi ha addirittura consigliato di aprirmi un conto corrente, dicendomi che costa semplicemente 8 euro ogni due mesi e che è molto conveniente, per evitare di avere problemi del genere in futuro.
Dopo aver appreso quanto detto, ho deciso di telefonare a mio zio S., avvocato, per chiedergli spiegazioni personalmente.
Lui mi fa capire che la banca che ha emesso un assegno è OBBLIGATA a cambiarlo; ma un’altra banca, seppur dello stesso gruppo, non è obbligata a far ciò ma PUO’ FARLO.
Nella fattispecie, solo la Banca Intesa SanPaolo di Milano era tenuta a cambiare il mio assegno.
Ma cosa significa esattamente che una banca non è tenuta a far qualcosa ma può farla? Da cosa dipende la sua scelta?
Il giorno dopo mi si presentò la spiegazione.
Parlando con mio padre, venni a sapere che mio zio L, titolare di una S.p.a, ha un conto corrente proprio presso in Banco SanPaolo. Recatami nuovamente alla banca in compagnia di mio padre, ho assistito “in diretta†alla telefonata di mio zio, grosso cliente, al direttore.
Magicamente, ed è bastata una parolina del direttore al dipendente, il mio assegno è stato cambiato.
Tra parentesi, dallo stesso bancario che il giorno prima mi aveva parlato di quello strano “regolamento internoâ€. Non ho potuto fare a meno di guardarlo fisso negli occhi e sorridere sarcastica mentre effettuava l’operazione.
Ho dovuto firmare una dichiarazione nella quale affermo di essere una cliente occasionale della banca, e di non possedere un conto.
Per cui il fattore discriminante che permette ad un cittadino di avere semplicemente ciò che gli spetta è l’avere conoscenze. Non posso non chiedermi come avrei risolto la situazione se non avessi avuto un “SuperZio†in famiglia. E’ normale dover girare 4 banche diverse per avere 69,60 EURO? Cosa c’è dietro a queste norme, questi regolamenti interni, queste leggi scomode e macchinose, che di certo non vanno incontro alle esigenze del cliente?
Certo, il prestigio di una banca aumenta anche grazie al numero dei propri clienti…
Di sicuro, scriverò alla mia casa editrice chiedendo di essere pagata in futuro con una soluzione differente, e soprattutto, e assolutamente, il mio nome non comparirà mai tra quelli dei clienti di Banca Intesa e SanPaolo.